Sulle pagine del nostro blog molti artisti hanno imparato a interessarsi in modo sempre più attento alla storia e alla composizione dei pigmenti. Del resto questo era un aspetto fondamentale nell’arte pittorica di qualche secolo fa, quando i pittori conoscevano perfettamente la natura e la composizione di ogni colore usato.
Oggi vogliamo dare un’occhiata ad alcune tra le più curiose e stravaganti storie dei pigmenti usati nel mondo della pittura, muovendoci tra l’Europa, l’Oriente e le Americhe. Parleremo infatti di un pigmento più costoso dell’oro e persino di un pigmento realizzato a partire da resti umani.
Scoprire la storia e la composizione dei pigmenti è sempre interessante: oggi lo è ancora di più!
- Il viola fatto con migliaia di molluschi
- Il giallo fatto con l’urina delle mucche
- Il rosso cocciniglia
- Il bruno di mummia
- Il blu più costoso dell’oro
- Dal laboratorio ai pastelli: lo YInMn Blue
Il viola fatto con migliaia di molluschi
Iniziamo la nostra breve carrellata di colori rari e dalla storia stravagante dal viola, la cui origine è decisamente mitica. Si narra infatti che il viola sia stato scoperto nientepopodimeno che da Ercole, l’eroe greco, che nel mito era stato il primo tra i mortali a diventare dio, attraverso le sue famose 12 fatiche.
Ebbene, la scoperta del viola sarebbe stata fatta da Ercole sulla spiaggia della città fenicia di Tiro (nell’attuale Libano): qui il suo cane si sarebbe infatti allontanato per mangiare dei molluschi, per poi tornare con un muso del tutto viola. Così sarebbe nato il colore noto come viola o porpora di Tiro, o nell’antichità come porpora imperiale o reale. Questo colore era infatti creato a partire da una secrezione di certe lumache di mare – il Murice. Non certo un’origine nobile.
Eppure… eppure il porpora veniva usato dagli antichi proprio per sottolineare il proprio prestigio, tanto che i senatori di Roma se ne servivano per tingere di viola le maniche delle proprie tuniche. Il porpora di Tiro era ricercatissimo e molto, molto costoso: per ricavare circa un grammo e mezzo di pigmento erano infatti necessari 12.000 molluschi. Non stupisce che all’epoca migliaia di uomini passassero il tempo proprio a “pescare” il Murice!
Il giallo fatto con l’urina delle mucche
Ecco un altro colore dall’origine decisamente stravagante. Vogliamo mettere le mani avanti: c’è chi sostiene che l’origine di questo colore sia in realtà una leggenda. Eppure ci sono delle prove piuttosto concrete della sua reale esistenza, a confermare almeno in parte la sua preparazione stupefacente, e almeno un po’ disgustosa.
Per prima cosa, sappiamo che nell’Harvard Art Museum, all’interno della collezione Forbes dei Pigmenti – che raccoglie oltre 2.500 pigmenti da tutto il mondo – c’è una pallina di questo giallo particolare, grande come una palla da golf.
Si tratta un giallo che, secondo la leggenda, veniva prodotto a partire dall’urina essiccata delle mucche. Ma non mucche qualsiasi: questi animali venivano infatti nutriti con le foglie del mango, per produrre un’urina particolarmente brillante. Questo è quello che sappiamo, ma sappiamo anche che è stata tramandata solo una testimonianza oculare di questo processo, relativa al 1883. Per questo la storica dell’arte Victoria Finlay ha viaggiato in India, nel villaggio di Mirzapur, per scoprire se realmente lì in passato si producesse un colore giallo a partire dall’urina delle mucche.
Ebbene, non ha trovato nessuno in grado di confermare questa storia – anzi, ha trovato molte persone che si sono messe a ridere al solo pensiero di usare dell’urina a questo scopo. Quel che è certo però è che in quel villaggio i bufali pascolano vicino a degli alberi di mango, che in India sono cresciuti selvatici fino a non molto tempo fa. Delle analisi effettuate sui campioni di Harvard hanno inoltre dimostrato che al loro interno ci sono sia metaboliti animali che vegetali. Quale sarà la verità?
Il rosso cocciniglia
Mai sentito parlare del rosso cocciniglia? Per secoli, in Europa, il rosso è stato un colore piuttosto raro. Per farlo venivano infatti utilizzate le femmine di cocciniglia, le quali si trovano unicamente su un particolare tipo di quercia del Mediterraneo.
Quel rosso, chiamato kermes, era dunque costoso e difficile da trovare; la rivoluzione in tal senso arrivò con la scoperta delle Americhe, con gli spagnoli a un nuovo tipo di rosso, usato dalle popolazioni indigeni del Centro e del Sud America. Parliamo sempre di un coleottero, ma di tipo diverso, più facile da trovare – sui cactus nopal. Già gli aztechi, del resto, raccoglievano regolarmente questi insetti per usarli come “moneta” di scambio con i governanti, i quali li usavano per tingere i tessuti delle proprie vesti. Ancora oggi il Perù esporta enormi moli di questo rosso, utilizzato nel campo dell’arte, della cosmesi e degli alimenti.
Il bruno di mummia
Ecco una storia assolutamente singolare legata alla composizione dei pigmenti pittorici. Parliamo di un colore marrone ambrato, piuttosto ricco, utilizzato a quanto pare già da Tiziano. Sappiamo che nell’Ottocento molti artisti cercarono di mettere le mani su questo pigmento per ricreare quelle atmosfera, e che molti produttori, per soddisfarli, misero in campo sforzi notevoli.
Alcuni fecero molto, moltissimo, e probabilmente troppo: si dice infatti che in molti casi il bruno di mummia fosse realizzato effettivamente con i resti di mummie trafugate dalle tombe egiziane (è infatti noto che all’epoca il mercato nero di mummie fosse piuttosto ampio). Girano storie di avventurieri che arrivavano a usare mummie umane e animali per vendere del bruno di mummia, mentre in altri casi si dice che il colore fosse realizzato a partire non dai resti dei cadaveri, quanto dalle loro bende. In ogni caso – anche per il progressivo venire a mancare di mummie – la storia del bruno di mummia è fortunatamente acqua passata.
Il blu più costoso dell’oro
Chiudiamo con un colore che tutti conosciamo – anche perché abbiamo scritto un post dedicato a questo pigmento non molti giorni fa. Parliamo del Blu oltremare, chiamato così perché arrivava in Occidente dai porti d’Oriente.
Il Blu oltremare veniva infatti realizzato macinando i più puri minerali lapislazzuli, provenienti dalle miniere dell’Afghanistan; decisamente rari, questi minerali venivano pagati – letteralmente – a peso d’oro, e non stupisce che il blu venisse utilizzato quasi esclusivamente per dipingere le vesti della Vergine. Sappiamo anche che i pittori, nel momento in cui presentavano i preventivi per i loro dipinti, inserivano una voce a parte proprio per indicare la quantità di Blu oltremare che sarebbe stata usata!
Dal laboratorio ai pastelli: lo YInMn Blue
Ecco un altro colore di cui abbiamo già parlato sulle pagine del nostro Blog, lo YInMn Blue. Come avrai sicuramente già avuto modo di leggere, l’origine di questa tonalità e del tutto singolare.
IL pigmento fu scoperto nel 2009 dal Professore Mas Subramanian il quale, grazie ad un attenta osservazione di un composto, notò che esso rifletteva la radiazione infrarossa in un modo del tutto singolare. Nel laboratorio dell’Università statale dell’Oregon, quel giorno, fu scoperta una tonalità estremamente intensa, brillante, capace di eguagliate per purezza ed effetto l’International Klein Blue.
Questo colore è caratterizzato da un livello di tossicità estremamente basso ed è estremamente opaco e profondo. Stupisce in modo particolare per la sua tonalità rossastra e per una brillantezza davvero incredibile. L’origine del suo nome deriva dai composti presenti all’interno, infatti la Y simboleggia l’ittrio, l’IN l’indio e l’MN il manganese
Leave A Comment