Le note di Chopin suonavano in sottofondo.
Era un notturno, profondamente cupo e pieno.
C’era la calma tipica della notte con una luna piena vibrante di argento e parole. Osservava dalla finestra anche quelle piccole stelle gettate a caso come gocce di luce su una tela intrisa del color indaco; e il mare, appena agitato, che smuoveva i riflessi ultramarini a filo d’acqua.
Una tazza di infuso giallo alla liquirizia le riscaldavano le mani. I suoi gesti erano lenti e ponderati. Presto, si sarebbe seduta alla sua scrivania ondulata e avrebbe lasciato andare i pensieri. Avrebbe preso in mano un pennello dalla punta fine e l’avrebbe guardato roteare nell’acqua trasparente… avrebbe deciso due o tre colori al massimo, per rimanere semplice, per rimanere limpida.
Tuttavia, era alla ricerca di una nuova sensazione.
Avrebbe voluto trasportare un po’ di Chopin e un pizzico di quel cielo sul foglio… catturare l’atmosfera misteriosa e profonda della notte. Di fronte al solito foglio bianco, si bloccò per un attimo… anche dipingendo tutto il foglio di blu cobalto mischiato al violetto, non era riuscita a ricreare gli effetti di luce della luna e del suo riflesso nel mare… era alla ricerca di un foglio diverso, intenso, scuro.
Si ricordò di colpo del pacchetto avvolto nella carta da pacchi, la sua preferita. L’aveva lasciato lì un suo amico qualche settimana prima, dopo averle parlato lungamente di questi nuovi colori metallici e iridescenti, secondo lui fantastici e talmente belli da averli presi anche per lei. Lì per lì, non ci fece caso.
Lei lo conosceva bene e ammirava la sua anima eclettica, costantemente alla ricerca di nuovi mezzi, nuovi colori, nuovi amori. Si era fatta trasportare dal suo entusiasmo molte volte, ma quel giorno, come molti altri, cercò di non lasciarsi trascinare in un nuovo pericoloso salto nel buio.
Doveva finire i suoi esercizi, i suoi esperimenti, le sue rose su carta bianca. Lo ringraziò molto del pensiero e lasciò il pacchetto sul pianoforte per molto tempo.
Fino a quella sera.
Si precipitò verso la stanza della musica e mentre camminava come se il pavimento scottasse, visualizzava già il pianoforte con gli occhi della mente. Posò la tazza sul tavolino e si protese verso quel pacchetto semplice e delicato. Lo scartò ancora in piedi e vide una scatola di tubetti di colori e un blocco di carta.
Fu colta da un entusiasmo scintillante, avvolta da quella gioia tipica dei bambini quando scartano il più bel regalo di Natale di sempre. Fece letteralmente dei piccoli salti di gioia.
Corse alla sua scrivania a passettini piccoli ma veloci e cominciò con togliere il primo pezzo di carta dal blocchetto per deporlo sul piano – Perfetto! – pensò. La sua mano accarezzò il foglio e sentì la struttura a grana fine, lo sollevò per apprezzare la grammatura da 360 G/M2 ma soprattutto lo guardò e si perse nel suo colore: nero. – Perfetto! – si ripeté.
Ora l’aspettava la scatolina bianca opaco con i colori: 12 tubi da 10ml dai nomi evocativi che le stavano già solleticando l’immaginazione:
- 800 Argento come le stelle in lontananza
- 802 Oro Chiaro come la luce dorata dell’aurora
- 803 Oro Scuro come gli stami dei girasoli
- 811 Bronzo come le medaglie conquistate
- 805 Rame come la ruggine delle barche
- 840 Graffite come le macchie della luna
- 843 Bianco iridescente come le onde di sera
- 844 Giallo iridescente come le lucciole d’estate
- 845 Rosso iridescente come i petali dei fiori
- 846 Blu iridescente come il mare di notte
- 847 Viola iridescente come la lavanda al tramonto
- 848 Verde iridescente come i fili d’erba fresca
Prese il pennello a punta tonda misura 6 dalla confezione e lo catapultò nell’acqua. Aprì a uno a uno i tubetti e depositò sulla tavolozza removibile un po’ di ogni tubetto. C’era anche una spugnetta e non vedeva l’ora di usarla, magari per creare la luna con l’argento o creare un paesaggio di alberi bicolore… notò che i primi sei colori erano pieni e brillanti, gli ori sembravano uscire dalle cornici rococò e incutevano serietà mentre gli altri sei erano più trasparenti e iridescenti e le trasmettevano più vivacità.
Cominciò con il mescolare i pigmenti cremosi con un po’ d’acqua, ma non troppa per non perdere la setosità del colore in quanto non voleva giocare con le trasparenze… iniziò con il rosso iridescente: fece scivolare il pennello piano piano formando una spirale crescente, ne fece un’altra e un’altra ancora, più piccola, più grande… Lasciava che le forme si completassero a vicenda: linee curve, puntini… le pennellate scivolavano sulla carta con facilità. L’argento si rivelò fondamentale per illuminare il tutto. Assieme al rosso iridescente e all’oro chiaro su quel foglio nero… il risultato era luminoso e dai colori brillanti!
Decise di eseguire subito dei fiori: un fiordaliso con il blu, dei fiori di lavanda con il viola, una semplice margherita con stelo e fili d’erba grazie al verde iridescente… Il risultato era incredibile, come se fossero stati immortalati di notte: i fiori sembravano illuminati da un flash di una macchina fotografica su fondo notturno… Notturno… ed ecco che nuovamente Chopin reclamava la luna con le sue note struggenti e delicate. Lei fece un respiro profondo, acquietata dall’aver provato tanto entusiasmo in questi primi esperimenti. Qualche nota bemolle ed ecco che arrivò, nella quiete: una luna argento, un mare blu iridescente, una barca
rame e un’atmosfera misteriosa nella quale ognuno può scorgere la propria storia, il proprio tempo… un racconto in immagine che finalmente era riuscita a creare come aveva tanto sperato guardando fuori dalla finestra in una notte così limpida e luminosa.
Articolo ed illustrazioni a cura della bravissima Fabienne Carbone.
Sito web: https://fabkab.wixsite.com/equilibrismi
Profilo instagram: https://www.instagram.com/fabienne.watercolors/
avvolgenti atmosfere acquerellate…
Esattamente! Questo racconto ci porta in un mondo magico… ?