Colori primari: cosa sono e quali sono?

  • View Larger Image Tre gocce di vernice con colori primari

Cosa sono i colori primari? E soprattutto, quali sono?

Queste potrebbero sembrare delle domande banali, delle questioni che nessuna persona si sente di fare in pubblico.
Il motivo è semplice: tutti quanti, alle elementari, abbiamo studiato quali sono i colori primari.

Il problema, però, è che a tutti, prima o dopo, arriva il dubbio.

Il rosso è un colore primario? O forse a essere un colore primario è il magenta? E ancora, è corretto dire che il blu è un colore primario? O magari si sta facendo un errore, in quanto il reale colore primario dovrebbe essere il ciano?

Ecco, basta davvero poco per dimostrare che la faccenda dei colori primari non è banale come si potrebbe pensare.

Vai subito alla risposta!

Oggi, quindi, spiegheremo la questione dei colori primari in modo esteso: vedremo cosa sono e quali sono i colori primari, qual è la differenza tra colori primari additivi e sottrattivi, ci soffermeremo brevemente sui colori secondari, terziari e complementari, per poi cercare di capire come si è arrivati a isolare questi particolari colori rispetto agli altri.

Ti promettiamo che, una volta arrivato in fondo a questo articolo, tutta la faccenda legata ai colori primari sarà chiara e cristallina!

Cosa sono i colori primari

Partiamo dalle basi: che cosa sono i colori primari?
La risposta semplice è questa: i colori primari sono i colori di base, ovvero quelli a partire dai quali è possibile ottenere tutti gli altri.

Non ci sono dubbi: la risposta è corretta, anche se non del tutto: in realtà con una gamma finita di colori primari, scientificamente parlando, non è possibile ricreare davvero l’intera gamma di colori percepibili dal nostro occhio. Ma questa è un’altra storia ancora…

Di fatto, acquistando un set di colori primari nel miglior e-commerce dedicato agli accessori per la pittura e per il disegno, potresti  quindi ricreare una gamma quasi infinita di colori diversi.

Non puoi creare un primario partendo da un altro colore

Per capire un po’ meglio cosa sono i colori primari, è utile sapere che non si tratta di una selezione soggettiva. E questo viene sottolineato dal fatto che i colori primari non sono caratterizzati solamente dalla capacità di ricreare qualsiasi altro colore (con l’aiuto di bianco e nero), ma anche dal fatto che questi non possono essere ricreati a partire dagli altri colori.

Questo vuol dire, per esempio, che un pittore non potrà mai riuscire a ricreare un colore primario, neanche utilizzando tutti i tubetti di colore acrilico o di colore a olio in suo possesso: i colori primari, insomma, o ce li hai, o non ce li hai.

Visto cosa sono i colori primari, vediamo quali sono!

Quali sono i colori primari

I colori primari sono tre.

Su questo non ci sono dubbi. Anche se… anche se, in realtà, i colori primari sono sei. Meglio: rispondendo alla domanda “Quali sono i colori primari” potremmo dire che ci sono due categorie differenti di colori primari.

Da una parte ci sono i colori primari che tutti conosciamo, ovvero rosso, verde e blu. Dall’altra c’è un’altra categoria, ovvero i colori primari giallo, ciano e magenta.

Ma quali sono i colori primari veri? Il rosso o il magenta? Il blu o il ciano? Il verde o il giallo?
Per capirlo, bisogna introdurre il concetto di colori primari additivi e di colori primari sottrattivi.

I colori primari additivi

Cerchiamo di capire come funziona la sintesi additiva dei colori, e quindi quali sono – e perché si chiamano così – i colori primari additivi.

Partiamo da un presupposto fondamentale: la sintesi additiva è il modello di sintesi “naturale”, più congeniale all’uomo, per il semplice fatto che è così che l’occhio umano interpreta i colori. Non è tutto qui: tutti i dispositivi che lavorano imitando il lavoro dell’occhio umano, e quindi fotocamere digitali, schermi e telecamere, utilizzano la sintesi additiva.

Come suggerisce il termine “additiva”, qui c’è di mezzo un’addizione, una somma. Tutto poggia, infatti, sul fatto che tutti i colori insieme, sommati, formano il bianco: per dimostrarlo basta realizzare il classico disco di Newton, ovvero un cerchio di carta con i vari colori dell’arcobaleno disposti in modo ordinato. Facendolo girare molto velocemente, i colori si mischieranno fino a darci un bel bianco, in quanto la luce bianca rappresenta la somma di tutti i colori dello spettro (o meglio, dello spettro del visibile).

Sommando tutti i colori, da questa prospettiva, si ha la luce massima, ovvero il bianco, mentre togliendo tutti i colori si ha l’assenza di luce, ovvero il nero (che, da questo punto di vista, rappresenta l’assenza di luce, e quindi di colore).

La lista dei colori primari additivi

E quali sono, quindi, i colori primari additivi?
Semplice, sono i colori ai quali sono sensibili i nostri occhi. I colori primari additivi sono il rosso, il verde e il blu.

I coni dei nostri occhi, più nello specifico, sono molto sensibili al colore verde, mediamente sensibili al colore rosso e lievemente sensibili al colore blu. Quando vediamo un colore giallo, quindi, vengono sollecitati contemporaneamente sia i coni rossi che quelli verdi, quando vediamo il ciano sono eccitati i coni blu e verde, e via dicendo. Quando si parla dei colori primari additivi, non a caso, si usa spesso l’acronimo RGB, ovvero red, green e blue.

Ora siamo pronti per vedere quelli che sono i colori primari sottrattivi, e per capire come si è arrivati a questa seconda “categoria” di colori primari.

I colori primari sottrattivi

Dunque, abbiamo visto che la sintesi additiva dei colori è quella utilizzata dal nostro occhio.
Per quale motivo siamo quindi andati a incasinarci la vita con l’introduzione di una seconda serie di colori primari? Semplice: i colori che vediamo sulla carta, i colori stampati, i colori che andiamo a usare nei nostri dipinti, sono in realtà il risultato di un processo di sintesi sottrattiva.

Sì, il discorso non è semplicissimo. Prima di tutto, partiamo con il dire che i colori primari sottrattivi sono il giallo, il magenta e il ciano. I quali, guarda, un po’, sono anche i colori complementari (vedremo tra poco che cosa significa, per chi se lo fosse dimenticato) di blu, verde e rosso, e quindi dei tre colori primari additivi!

Ma come si fa a capire il funzionamento della sintesi sottrattiva?
Ipotizziamo di avere due filtri colorati in modo differente, e quindi per esempio un vetrino giallo e un vetrino magenta. Ipotizziamo di sovrapporre il vetrino magenta a quello giallo: il colore risultante – in questo caso un bel rosso – sarà il risultato non di una somma, quanto invece di una sottrazione, con il vetrino superiore che sottrae una parte della luce dal vetrino inferiore. Per questo non si parla più di un’addizione, e quindi di sintesi additiva, quanto invece di una sintesi sottrattiva.

Quando dipingi sfrutti la sintesi sottrattiva

Adesso è un filino più chiaro, no? Lo stesso avviene anche quando dipingiamo, e quando mescoliamo il colore sulla nostra tela, strato su strato: anche in questo caso, andiamo a sottrarre della luce per creare dei nuovi colori. E ancora, pensa alle vecchie pellicole cinematografiche, le quali sono ricoperte con tre strati sovrapposti di colori, i nostri ciano, magenta e giallo, a lavorare in sottrazione.

Quello che noi chiamiamo colore, la macchia di pigmento che spennelliamo sul foglio o sulla tela da dipingere, è quindi il risultato dello spettro di luce che viene riflesso dalla materia che noi stessi abbiamo scelto e depositato sulla superficie.

Quali sono i colori secondari e terziari

Ecco, ora sappiamo quali sono i colori primari, quali sono i colori primari additivi e quali sono invece i colori primari sottrattivi. Possiamo quindi afermarlo: il peggio è passato. Una volta capita la differenza tra questi due gruppi, infatti, tutto è decisamente più semplice.

Resta da capire quali sono i colori secondari e terziari, nonché cosa sono i colori complementari. Nessun problema! I colori secondari sono tre, e sono solamente tre perché nascono dalla somma delle coppie dei colori primari. Parlando di tre colori in tutto, infatti, si possono generare solamente tre coppie. Avremo quindi l’unione tra giallo e rosso a darci l’arancione, tra giallo e blu a darci il verde e infine tra rosso e blu per avere il viola. I colori secondari, quindi, sono l’arancione, il verde e il viola.

I colori terziari sono invece sei, e sono sempre il risultato della somma dei colori primari, questa volta però in più parti. Se quindi mescolando una parte di blu e una parte di rosso avremo il viola (un colore secondario) mescolando due parti di rosso con una parte di blu avrò questa volta un rosso violaceo (un colore terziario).

Per capire meglio le relazioni tra colori primari, secondari e terziari entra in gioco il famoso cerchio cromatico di Itten: vediamolo insieme.

La tabella dei colori primari: il cerchio cromatico di Itten

Il cerchio cromatico di Itten, in realtà, non è costituito semplicemente da una circonferenza, quanto invece da un triangolo equilatero, da tre triangoli isosceli costruiti su ogni lato del triangolo equilatero e, tutto attorno, un cerchio esterno.


Cerchio di Itten
All’interno del triangolo centrale troviamo in nostri tre colori primari. Sui lati di questo triangolo troviamo i tre colori secondari, così come nascono dal mix dei colori primari attigui. Sul cerchio esterno, infine, avremmo tutti i 12 colori, ovvero i tre colori primari, i tre secondari e i 6 terziari, che si formano unendo diverse porzioni di colori primari, o in alternativa, più semplicemente, i colori primari con i colori secondari.

Johannes Itten, per la cronaca, è stato un pittore, designer e scrittore svizzero, attivo tra le altre cose all’interno della famosa Bauhaus, punto di riferimento fondamentale per i movimenti di innovazione degli anni Venti e Trenta.

Quali sono i colori complementari?

Poco sopra abbiamo detto che i colori primari sottrattivi rappresentano i complementari dei colleghi additivi.

Ma che cosa significa colori complementari? Ebbene, si definiscono tali i colori che si trovano agli antipodi sulla scala cromatica. Può quindi tornare molto utile risalire per osservare il cerchio cromatico di Itten, che nella sua fascia esterna replica di fatto una scala cromatica, seppur semplificata. Guardando al punto opposto del rosso troveremo quindi il verde, che insieme al rosso crea così una coppia di colori complementari (il rosso è complementare del verde così come il verde è complementare del rosso). Altre coppie di colori complementari sono giallo e viola, blu e arancio e via dicendo.

Perché il concetto di colori complementari è così importante in pittura?

Qualsiasi pittore – come del resto qualsiasi designer – dovrebbe conoscere alla perfezione le coppie di colori complementari per trovare sempre l’accoppiamento giusto, nonché, in certi casi, per controllare alla perfezione la saturazione di un colore.

Il pittore che desidera rendere meno brillante il suo giallo, per esempio, andrà a spremere sulla sua tavolozza un po’ di giallo cadmio, per poi aggiungere una puntina di viola, ovvero del suo colore complementare, per poi mescolare per bene.

O ancora, pensiamo di voler dipingere un vaso rosso, lucido e tondo: come faremo per differenziare in modo realistico la parte in ombra e quella in luce? Si potrebbe provare con aggiunta di bianco e nero, certo, ma si potrebbero raggiungere dei risultati notevoli anche aggiungendo al rosso una puntina di verde.

La storia dei colori primari

Qual è la storia dei colori primari?
Difficile, quasi impossibile individuare le sue origini: già nell’antica Grecia, infatti, ci si interrogava sulla composizione dei colori, e del rapporto tra questi e la luce.

È però in epoca rinascimentale che si pone una particolare attenzione all’argomento, a partire dagli studi di Leon Battista Alberti: nel suo De Pictura, nel 1435, il grande erudito distinse non tre, ma quattro colori primari, ovvero il verde, il rosso, il celeste e il cenerino (Leonardo Da Vinci, da parte sua, non parlò mai di colori primari, quanto invece di colori “semplici”, nei quali rientravano il bianco, il nero, il giallo, il verde, l’azzurro e il rosso).

Sulla stessa linea, due secoli più tardi, Francesco Maurolico parlò nel 1611 anch’egli di quattro colori primari, ovvero giallo-rosso, blu, verde e viola: Maurolico arrivò a questo risultato osservando l’arcobaleno. Nel medesimo anno un altro studioso arrivò a risultati estremamente diversi. Antonio De Dominis, nel trattato “De radiis visus et lucis in vitris perspectives et iride”, arrivò infatti a individuare 3 colori primari, avvicinandosi maggiormente alla visione moderna, citando il verde, il rosso e il viola.

Isaac Newton e la teoria dei colori

Nel 1666 Isaac Newton introdusse il concetto moderno della sintesi additiva, con il suo famoso disco colorato, il quale diviso in sette settori dipinti, se fatto girare, dava il colore bianco, come visto sopra. Nel secolo seguente, sommando i lavori di Newton a quelli degli intellettuali rinascimentali, si arrivò a costruire in modo stabile lo schema dei tre colori primari blu, giallo e rosso. Sarà poi Tobias Mayer, astronomo e matematico tedesco, a spiegare quella che oggi chiamiamo sintesi sottrattiva.

Da quel momento in poi, la teoria tricromatica della visione prende sempre maggiore corpo, anche per via dello svilupparsi della fotografia. Nel 1861 Maxwell ritrae infatti per la prima volta un fiocco a colori, con quella che passerà alla storia come la prima fotografia tricromatica.

Come si miscelano i colori primari

Dopo tanta teoria, passiamo in chiusura, velocemente,  alla pratica.

Un pittore deve conoscere molto bene i colori primari, i colori secondari, terziari e complementari per avere il pieno controllo sui propri dipinti, nonché per creare sempre il colore ricercato, senza fermarsi alla semplice applicazione dei colori così come escono dal tubetto, i quali nella maggior parte dei casi risultano insoddisfacenti per ritrarre ciò che vediamo (a causa, solitamente, del loro livello di saturazione).

A partire dallo studio del cerchio cromatico di Itten, ogni pittore in erba dovrebbe provare a ricavare dei nuovi colori, usando semplicemente un set di colori primari. Dapprima, quindi, si dovrebbero creare i colori secondari, poi i colori terziari. A questo punto ci si può dedicare a delle singole gamme di colore, ricreando per esempio il blu scuro, il blu reale, il turchese e via dicendo.

Speriamo che questo approfondimento sui colori primari ti sia stato utile: ora non dovresti davvero avere più dubbi!

Articolo scritto da:

Fondatore del progetto MomArte, appassionato di pittura e Belle Arti a 360 gradi, completamente autodidatta e felice di essere un "eterno studente" (d'altronde non si finisce mai di imparare, no?). Amo scrivere articoli dove parlo delle tecniche pittoriche e dei materiali per dipingere. Se hai qualche domanda scrivimi e sarò felice di risponderti, oppure scopri di più su di noi!

Leave A Comment