Cosa sono i pigmenti?

  • View Larger Image Pigmenti per la pittura con spatola

Il colore rappresenta uno degli aspetti fondamentali della pittura.
Dipingere significa infatti rappresentare, con un’intenzione artistica, un soggetto reale o immaginario utilizzando, come strumento, dei colori.

L’amore per l’arte pittorica cela un amore per il mondo dei colori.

Questo è il motivo per cui tanti artisti ed appassionati decidono di intraprendere un percorso alla scoperta di cosa si utilizza per comporre questi colori, queste vernici.

Ed è proprio in questo mondo che vorrei farti entrare.

In questo articolo parleremo di pigmenti, più nello specifico, cosa sono i pigmenti per la pittura.

La definizione accademica di pigmento

Il percorso di molti artisti parte da una definizione, spesso letta su un libro di chimica o di scienza.

Un pigmento è una particolare sostanza in grado di modificare il colore di un materiale. La caratteristica principale dei pigmenti è il fatto di essere insolubili in acqua e nei comuni solventi. Per questo motivo si sente spesso parlare di “dispersione” dei pigmenti, soprattutto in merito alle vernici per la pittura.

Questa caratteristica li rende completamente diversi dai coloranti, che al contrario sono solubili sia in acqua che nei solventi, ma in generale sono in grado di legarsi a livello chimico al substrato sul quale vengono applicati.

Questa differenza fondamentale, ne definisce il tipo di utilizzo.

I coloranti sono in grado di legarsi chimicamente (legami tra le molecole) al materiale o superficie sul quale vengono applicati, o nel solvente in cui vengono disciolti.

I pigmenti invece non si legano chimicamente, ma creano un legame fisico. Questo significa che i pigmenti dispersi nel legante vengono applicati sulla superficie e in questo modo rimangono aggrappati al supporto (assorbimento o essiccazione).

Breve storia dei pigmenti

I pigmenti sono stati usati dall’uomo fin dai tempi della preistoria.
Nel corso del tempo l’esperienza accumulata dall’uomo ha permesso di aumentare il numero di pigmenti disponibili, perchè ad aumentare furono anche il numero di minerali estratti o le fonti organiche da cui ottenere le molecole di colore.

La vera rivoluzione è avvenuta negli ultimi 150 anni ed in tempi più recenti, quando tutto il processo di produzione è diventato industriale e si è riusciti a produrre pigmenti con un resa più stabile, maggiore qualità e ad un costo più basso.

Storia antica

Da sempre l’uomo si è servito delle polveri o delle terre per dipingere, prima su pietra, poi su tessuto, delle scena di vita comune e ritrarre divinità e regnanti.

Inizialmente venivano utilizzati pigmenti in maggior parte ottenuti dalla macinazione di pietre e terre. Per questo motivo alcuni dei colori più celebri hanno nomi legati al loro luogo di estrazione: Terra di Siena, Terra d’Umbria, Terra Verde.

A questi si univano pigmenti di origine organica, estratti da piante, fiori, insetti o resti di animali. La produzione in questo caso dipendeva dalla disponibilità della materia prima e dalla regione in cui si abitava.

Nel corso dei secoli si ebbe naturalmente un avanzamento tecnologico: da un lato migliorarono i processi di estrazione dei minerali e dall’altra si organizzarono delle coltivazioni delle materie prime organiche.

La vera rivoluzione arrivò però in età moderna.

Storia moderna

Con la ricerca chimica e il processo industriale, si arrivo a sintetizzare e riprodurre molti dei pigmenti sia inorganici che organici in laboratorio.

L’obiettivo era quello di rendere la produzione più veloce, rapida e meno costosa.
Si cercava di ricreare una certa tinta o tonalità, partendo da ingredienti primari anche completamente differenti.

L’Indaco, pigmento di cui parleremo a breve, è un esempio perfetto per mostrare come il processo sia cambiato. Se inizialmente veniva usati dei fiori, dopo fu possibile ottenere la stessa colorazione con prodotti di origine petrolchimica.

Questo naturalmente fa storcere un po’ il naso a chi ama il legame con la tradizione e vorrebbe dipingere proprio come facevano gli antichi maestri.

Pigmento blu steso su tavolo

I pigmenti per la pittura

I pigmenti per la pittura vengono generalmente classificati in base alla loro origine, cioè a seconda della maniera in cui si generano e vengono estratti.

La più grande distinzione viene fatta tra pigmenti organici e pigmenti inorganici ed è facile capire quale sia la principale differenza.

Pigmenti organici

Il termine pigmenti organici fa riferimento a tutti i pigmenti che vengono definiti biologici e che trovano origine nel mondo vegetale o animale.

I pigmenti di questo gruppo vengono ottenuti da piante, fiori, insetti, ma anche molluschi o resti di animali.
Per questo motivo non tutti i pigmenti organici sono adatti a chi vuole lavorare solo con prodotti vegan o cruelty free.

Inoltre, molti dei pigmenti che storicamente si ottenevano in maniera organica sono stati sostituiti in epoca moderna con alternative sintetiche. Un esempio è l’indaco, che si ricavava dall’ossidazione di un liquido ottenuto grazie alla fermentazione delle foglie di Indigofera Tinctoria. In tempi più recenti è stato studiato un processo industriale di sintesi, per ottenere lo stesso risultato in termini di colorazione.

Esempi di pigmenti organici

  • Carminio
  • Gommagutta
  • Giallo indiano
  • Lacca di Garanza
  • Indaco
  • Porpora
  • Nero vite

Pigmenti inorganici

I pigmenti inorganici sono tutti quei pigmenti che si originano da minerali, terre o in maniera sintetica. Possiamo dire che il gruppo degli inorganici include anche una parte di pigmenti sintetici, di cui parleremo meglio dopo.

Leggendo la mia prima definizione un chimico storcerà sicuramente il naso, ma ho utilizzato un esempio per rendere chiara l’origine di questi pigmenti. Per essere più precisi potrei dire che si dicono pigmenti inorganici tutte le sostanze colorate nella cui composione chimica non è presente il carbonio, eccezion fatta per il nerofumo o carbonato.

I pigmenti inorganici si producono attraverso dei processi più o meno antichi, di cui il più storicamente conosciuto è la macinazione e sedimentazione. Immaginiamo di avere dei minerali e volerli trasformare in polvere, andremo a macinarli quasi come si fa con il grano.

Altri metodi di produzione sono: la precipitazione, la calcinazione, la sublimazione e l’attacco chimico.

Esempi di pigmenti Inorganici

  • Bianco di zinco, biacca
  • Ossido di ferro nero
  • Blu Cobalto
  • Blu di Prussia
  • Ossido di Cromo
  • Terra di Siena
  • Terra d’Ombra
  • Giallo Cadmio
  • Arancio Cadmio

Pigmenti sintetici

I pigmenti sintetici sono i più moderni, la loro produzione si è sviluppata soprattutto nel corso del 1900 e la ricerca continua tuttora.

Si tratta di una famiglia di pigmenti creati in laboratorio o in maniera industriale, attraverso dei processi chimici di una certa complessità, di “sintesi” come dice il nome stesso.

Esistono pigmenti sintetici organici e pigmenti sintetici inorganici. I primi si ottengono generalmente da composti del petrolio e del catrame e sostituiscono i pigmenti ottenuti da vegetali o animali. I secondi vengono preparati industrialmente a partire da metalli grezzi.

Ad oggi i pigmenti sintetici rappresentano la maggior parte dei pigmenti in commercio. Da una lato i processi di produzione sono più efficienti, dall’altro si evita lo sfruttamento animale o vegetale e del suolo (estrazione di pietre e terre rare).

Esempi di pigmenti sintetici

  • Ultramarino
  • Nero di Marte
  • Blu egiziano
  • Blu di Prussia

Barattoli con pigmenti

Come vengono classificati i pigmenti

Se ti è già capitato di maneggiare dei pigmenti o hai semplicemente letto con attenzione l’etichetta dei tuoi colori a olio o acquerelli, ti sarai probabilmente accorto che i pigmenti vengono classificati utilizzando dei codici.

E’ affascinante ed utile conoscere i nomi originali come Terra Verde o Magenta Quinacridone, ma per poter riconoscere e catalogare rapidamente un pigmento, serve uno standard.

Ecco che il Blu di Cobalto diventa PB28.

Questa classificazione si chiama “Indice internazionale dei Coloranti”, dall’inglese “Color Index”. Vengono definite 9 famiglie di colori:

  • Pigmenti gialli, acronimo PY (pigment yellow)
  • Pigmenti arancioni, acronimo PO (pigment orange)
  • Pigmenti Rossi, acronimo PR (pigment red)
  • Pigmenti Viola, acronimo PV (pigment Violet)
  • Pigmenti Verdi, acronimo PG (pigment green)
  • Pigmenti marroni, acronimo PBr (pigment brown)
  • Pigmenti neri, acronimo PBk (pigment black)
  • Pigmenti bianchi, acronimo PW (pigment white)
  • Pigmenti metallici, acronimo PM (metal pigment)

Oltre alla famiglia viene poi utilizzato un numero progressivo per i pigmenti dello stesso tipo. Ecco quindi che abbiamo PB15 per il Blu Ftalo (generico), PB27 per il Blu di Prussia, PB28 per il Blu di Cobalto e così via…

Fai una prova tu stesso: prendi qualche tubetto di colore che hai a casa e guarda se i pigmenti sono segnati sull’etichetta. Se non li trovi, con molta probabilità saranno scritti nella cartella colore della serie, che trovi nelle pagine prodotto sul nostro sito.

Utilizzando questo metodo che ti ho appena spiegato, sarai in grado di capire quali famiglie di pigmento vengono utilizzate per creare una determinata tinta ed il grado di purezza del colore, cioè se è mono pigmento.

Resta molto altro da dire sui pigmenti in polvere

Termina qui questa prima introduzione al mondo dei pigmenti, ma a breve pubblicheremo nuovi approfondimenti.

Spiegheremo infatti come si usano i pigmenti, come puoi creare anche tu le tue vernici personalizzate a casa e ti daremo una lista completa ed esaustiva dei vari tipi di pigmento.
Se hai domande o vuoi lasciarci un commento, scrivi pure qui sotto.

A presto!

Articolo scritto da:

Fondatore del progetto MomArte, appassionato di pittura e Belle Arti a 360 gradi, completamente autodidatta e felice di essere un "eterno studente" (d'altronde non si finisce mai di imparare, no?). Amo scrivere articoli dove parlo delle tecniche pittoriche e dei materiali per dipingere. Se hai qualche domanda scrivimi e sarò felice di risponderti, oppure scopri di più su di noi!

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