Il ruolo degli animali nell’arte

  • View Larger Image

Li troviamo nelle più disparate opere d’arte, dai quadri alle sculture. Dai dipinti di Picasso alle statuette dell’Antico Egitto, dalle pitture rupestri preistoriche fino ai capolavori del Rinascimento: in tutte le civiltà e nelle diverse epoche, gli animali hanno avuto spesso un ruolo di rilievo nell’arte.

Va peraltro detto che nel tempo gli animali sono stati ritratti con diverse valenze rappresentative: per la bellezza delle loro forme, per rappresentare una metafora, per caratterizzare in modo significativo la persona ritratta insieme ad essi, e via dicendo.

Talvolta temuti per la loro forza o per la loro aggressività, altre volte ammirati per il loro contatto con il mondo naturale, oppure amati per la loro capacità di essere compagni fedeli dell’uomo, troviamo animali nelle opere di un’infinità di artisti. Oggi cercheremo di fare una sintesi del ruolo degli animali nell’arte, a partire dalla Preistoria.

Tutto iniziò dagli animali

Si può affermare, senza paura di sbagliare, che la storia dell’arte comincia proprio con gli animali: sono loro i soggetti dei primissimi artisti. Sappiamo infatti tutti che le prime forme d’arte si situano nel Paleolitico Superiore, con le più antiche testimonianze sotto forma di pitture rupestri.

Esempio eclatante sono i dipinti ritrovati nelle grotte di Lascaux, in Francia: protagonisti qui sono soprattutto animali che a quell’epoca erano le prede designate dei cacciatori, a partire dall’uro, un mammifero oggi estinto che aveva le fattezze di un grosso toro, dalle grandi corna. E ancora, soggetti molto frequenti nelle pitture rupestri sono i cavalli, i cervi, nonché i rinoceronti.

Uri dipinti sulle pareti delle Grotte di Lascaux.

Va sottolineato che, proprio in quell’epoca, gli animali venivano considerati spesso come enti protettori, e proprio per questo motivo erano oggetto di sacrifici. Nel Paleolitico finale questo modo di pensare portò anche a veri e propri riti che vedevano dei maghi indossare delle maschere rappresentanti animali che si sarebbero cacciati nei giorni successivi.

Di fatto, buona parte delle pitture rupestri di cui oggi abbiamo testimonianza raffigurano degli animali a fini propiziatori: grazie a quei dipinti fatti con ocra rossa e gialla, gli uomini preistorici erano convinti di poter rendere più ricche le proprie battute di caccia.

Non va poi dimenticato che in diverse civiltà le stesse divinità erano rappresentate in forma animale, totale o parziale. Si pensi al dio egizio Anubi, con la testa di sciacallo, oppure al dio Am-Akhu, il dio serpente. Questi collegamenti tra divinità e animali non verranno peraltro dimenticate dalla civiltà successive, a partire per esempio da quella greca, dove non di rado gli dei si trasformavano in animali: il caso più emblematico è quello di Zeus, che nella mitologia si trasforma di volta in volta in torno o in cigno.

A partire da queste conoscenze è possibile capire che – perlomeno nella più lontana antichità – le raffigurazioni di animali non avevano praticamente mai una pure funziona decorativa, bensì soprattutto rituale.

Quali sono gli animali più presenti nel mondo dell’arte?

Sarebbe impossibile stilare una classifica esatta degli animali maggiormente presenti nel mondo dell’arte. Al mutare dell’area geografica, della civiltà e dell’epoca diversi animali assumono il ruolo di protagonisti.

Come anticipato, uro e bisonte sono tra i soggetti maggiormente presenti delle scene di caccia dipinte nel Paleolitico, dalle grotte di Altamira a quelle di Lascaux. Nelle raffigurazioni d’epoca cristiana si trovano animali simili agli uri, i quali però portano significati tutti diversi: parliamo dei tanti buoi presenti nei dipinti della cristianità, che trasmettono protezione e pazienza.

Nei millenni e nei secoli passati, un animale estremamente presente nei dipinti nonché nelle sculture è stato il cavallo, seppur di volta in volta in modi differenti. Dipinto mentre corre in natura nel paleolitico insieme a tanti altri esemplari, più avanti verrà rappresentato come compagno dell’uomo, nonché ovviamente come destriero dei prodi cavalieri, associando quindi il quadrupede alla nobiltà, all’eroismo e al potere. Non è un caso se il cavallo è presente, ancora oggi, in tantissimi marchi aziendali.

Paolo Uccello, Battaglia di San Romano, 1438, Tecnica mista su tavola, 182×323 cm, Uffizi, Firenze.

Nelle grotte preistoriche si trova inoltre spesso la raffigurazione del cervo, con attenzione particolare nel ritrarre la ramificazione delle corna. Se per il mondo greco romano il cervo era l’animale associato alla dea della caccia Artemide, nel mondo cristiano andrà a simboleggiare le anime dei credenti che timidamente si abbeverano alla fonte della vita.

I soggetti cambiano e si aggiungono come detto al mutare delle civiltà. Nell’arte cristiana per esempio ha spesso un ruolo da protagonista l’agnello, a simboleggiare Gesù: parliamo infatti di un candidato animale, simbolo di purezza e di innocenza, che viene condotto al macello.

Non mancano poi ovviamente le creature del mare, dal delfino, di volta in volta usato come simbolo di purezza, velocità e intelligenza, alla balena, che per il suo aspetto mostruoso e mastodontico non poteva che essere un simbolo di pericolo e di negatività. E questi sono ovviamente solo alcuni dei tantissimi animali che punteggiano la storia dell’arte!

Gli animali come simbolo nell’arte

Abbiamo già visto fino a qui quanto la presenza degli animali nelle opere d’arte del passato – come talvolta in quelle del presente – sia da ricondurre a un simbolismo di fondo, spesso a partire da conoscenze piuttosto diffuse all’epoca della realizzazione dell’opera stessa. Il medesimo animale può peraltro assumere messaggi e significati differenti.

Se per molti secoli l’ariete fu inteso come simbolo di forza e di fecondità, nell’epoca cristiana fu spesso utilizzato come simbolo di Cristo, come nel caso dell’agnello.

L’elefante, animale esotico in Occidente e invece più noto e “usuale” altrove, è stato declinato nei più diversi modi. In India il pachiderma era associato a Shiva, diventando quindi simbolo di regalità. Nell’arte cristiana, invece, l’elefante fu usato soprattutto per esprimere pazienza, temperanza e castità, arrivando persino a simboleggiare Cristo, nell’atto di schiacciare il serpente. Serpente che ovviamente nell’arte cristiana simboleggia prima di tutto Satana (laddove nelle pitture rupestri viene talvolta usato come simbolo cosmico della Via Lattea).

Per altri animali l’aspetto simbolico è invece restato piuttosto stabile nel tempo. Si pensi all’ape, insetto che, grazie alla sua grande operosità, è sempre stato associato alla volontà di fare, alla socialità, all’obbedienza e al coraggio.

Ritratto nelle più diverse pose e posizioni, il gatto ha assunto diversi significati nei secoli. Adorato come divinità dagli egizi, e quindi immortalato in dipinti e sculture, il gatto come tanti altri animali viene umanizzato nelle opere e nei bestiari del Medioevo, dove lo si vede spesso suonare, lavorare, dipingere e via dicendo. Successivamente, il gatto verrà usato nelle opere artistiche come “dettaglio” esplicativo, a simboleggiare per esempio l’inganno: è questo per esempio il ruolo del gatto nel San Girolamo nello studio di Antonello da Messina.

Antonello da Messina, San Girolamo nello studio, 1474-1475 circa, olio su tavola, 45,7×36,2 cm, National Gallery, Londra.

Ed è proprio di questo tipo l’uso che è stato fatto molto spesso degli animali nelle opere artistiche medievali, rinascimentali e moderne: introdurre uno specifico elemento di lettura e di spiegazione nell’opera artistica. Pensiamo per esempio al famoso Dama con ermellino di Leonardo Da Vinci; l’animale – che in realtà è probabilmente un furetto – con il suo manto candido simboleggia la purezza e la pacatezza della nobildonna che lo sorregge, ovvero Cecilia Gallerani, l’amante di Ludovico il Moro.

Dell’altrettanto celebre dipinto Venere d’Urbino di Tiziano, un piccolo cagnolino bianco e marrone ai piedi del giaciglio è simbolo di lealtà (in questo caso nei confronti dello sposo della nobildonna ritratta). Proprio al ruolo del cane nel mondo dell’arte dedichiamo il prossimo paragrafo.

Leonardo da Vinci, Dama con l’ermellino, 1488-1490, olio su tavola, 54,8×40,3 cm, Museo Czartoryski, Cracovia.

Un esempio: il cane nell’arte

Esaminare la totalità degli animali presenti nel mondo dell’arte è praticamente impossibile. Possiamo però riassumere a mo’ di esempio la storia del cane così come visto, ritratto e utilizzato dagli artisti nel corso dei secoli.

Tutto parte dagli egizi, popolo che per l’appunto usava le fattezze del cane e del sciacallo nelle sue opere – dipinte e scultoree – raffiguranti il dio Anubi, la divinità dei defunti, spesso ritratto nell’atto di “pesare il cuore” dei morti.

Nel mondo romano il cane diventò compagno nell’uomo, in diversi modi: come animale di compagnia, come alleato nella caccia, nonché come combattente nelle arene, insieme ai gladiatori, e sui campi di battaglia. Ecco che allora troviamo molte raffigurazioni di segugi intenti in attività venatorie nonché cani possenti mentre affrontano combattenti o soldati (è qui che fanno la loro comparsa nel mondo dell’arte i primi molossi).

Successivamente, avvicinandosi al Medioevo, si diffonde sempre di più la raffigurazione del cane come animale che protegge il padrone, sia esso un pastore o un pellegrino, non di rado “abbaiando” ai simboli del male e del peccato.

Il rapporto tra uomo e cane si consoliderà sempre di più nel Rinascimento, con i cani che diventano uno tra gli elementi maggiormente presenti nei ritratti dei nobili. Con l’avvicinarsi dell’epoca contemporanea, la figura del cane si avvicina progressivamente a quella odierna, diventando quindi il fedele amico dell’uomo, una presenza intima che condivide l’interiorità del suo “umano”.

Opere famose del Novecento in cui sono raffigurati animali

Abbiamo già citato diverse celebri opere in cui sono raffigurati degli animali. Vogliamo ricordarne altre del Novecento che, proprio grazie alla presenza di animali al loro interno – nel ruolo di protagonisti di comparse – sono diventate dei capolavori conosciuti a livello universale.

A friend in need, Cooldige

Il celebre dipinto dei cani che giocano a poker: in realtà sotto questo nome si trova un’intera serie di dipinti a olio realizzati dal pittore statunitense Cassius Marcellus Coolidge tra il 1894 e il 1903.

Dipinti la prima volta per burla, i cani di Coolidge seduti al tavolo con carte e bicchieri di whisky sono diventati ormai iconici. Va peraltro detto che il quadro originale racconta una storia ben precisa: il bulldog sta passando un asso al suo compagno, ed è per questo che c’è tensione nell’aria!

Cassius Marcellus Coolidge, Dogs Playing Poker, 1903.

Due acrobati con cane, Picasso

Tra i cani ritratti più famosi c’è quello Picasso, artista che possedeva un bassotto di nome Lump. In questo quadro, del Periodo blu (siamo nel 1905), troviamo invece un cane diverso, che sembra condividere gli esatti sentimenti del suo giovane padrone.

Pablo Picasso, Due acrobati con cane, 1905, olio su tela, 105,5×75 cm, Museum of Modern Art, New York.

Autoritratto con collana di spine e colibrì, Frida Kahlo

Nei quadri di Frida Kahlo si trovano gli animali più diversi. Nell’Autoritratto con collana di spine e colibrì troviamo questo piccolissimo uccellino, che simboleggia la prigionia in cui si sente stretta l’artista.

Ma anche una scimmia, che rimanda al tanto desiderato figlio, nonché un gatto, che rappresenta qui sia il male sia la rigenerazione (per le sue famose 9 vite).

Frida Kahlo, Autoritratto con collana di spine, 1940, 47 cm x 61 cm.

Autoritratto con cane, Antonio Ligabue

In questa opera del 1957 l’artista si è ritratto con il proprio cane: qui a colpire è la grande somiglianza tra i tratti dell’uomo e quelli del fedele compagno, che si manifesta nelle rughe, nella disposizione delle vesti di Ligabue come nella posa.

Antonio Ligabue, Autoritratto con cane, 1957.

Articolo scritto da:

Federico è appassionato di scrittura, di arte e di sport. Su MomArte si occupa della realizzazione degli articoli e dei rapporti con gli Artisti con cui collaboriamo!

Leave A Comment