Che titolo dare ai tuoi dipinti?

  • View Larger Image Come scegliere il titolo al tuo dipinto

Capire come preparare al meglio la tela per dipingere.
Individuare i migliori colori a olio.
Padroneggiare una volta per tutte la tecnica del chiaroscuro.
Imparare a sfumare i colori acrilici.

Sono queste le domande classiche di chi  muove i primi passi nel mondo della pittura, questioni concrete, legate all’atto materiale del dipingere e dell’utilizzo di pennelli, colori e supporti.
Dopo un po’, però, arrivano altre domande, che non hanno più a che fare con la creazione del dipinto in sé, quanto invece con la sua gestione.

Ecco una domanda di questo tipo: come dare un titolo a un dipinto?

Ma soprattutto, e ancora prima: dare o non dare un titolo ai nostri dipinti? Perché sì, e perché no? Oggi vedremo insieme l’interessante universo dei nomi dei dipinti, per capire come un artista dovrebbe affrontare – o non affrontare – questa incombenza.

Quando si è iniziato a dare dei titoli alle opere d’arte?

Le opere d’arte non hanno sempre avuto un nome.
Del resto, per molti secoli, quella di nominare i quadri non è stata assolutamente una necessità.

Fino a un certo punto, infatti, la circolazione delle opere d’arte è stata estremamente limitata, con la maggior parte dei dipinti che venivano realizzati su commissione per poi trovare spazio in un preciso palazzo. Non erano previste esposizioni, mostre personali, promozioni, gallerie e via dicendo: dare un nome a un dipinto, in questo senso, era del tutto inutile.

Solo nel momento in cui le opere d’arte hanno iniziato a circolare, pian piano, si è iniziato effettivamente a dare dei titoli ai lavori, con un’impennata di questa abitudine durante gli ultimi tre secoli.

Per secoli, dunque, i dipinti sono stati praticamente anonimi: tantissimi dei dipinti che oggi conosciamo attraverso dei nomi precisi, come vedremo tra poco, sono stati “battezzati” da altre persone, magari secoli dopo la loro effettiva realizzazione.

Chi dà i titoli ai dipinti?

Chi dà i titoli ai dipinti? Il pittore, ovvio.

E invece no.

Certo, la maggior parte delle volte è davvero l’artista a dare il titolo alla propria opera. Altre volte, invece, il titolo viene data da qualcun altro: da un gallerista, dal curatore della mostra, dall’acquirente, dal pubblico e via dicendo.

Pensa per esempio al dipinto di Monet “La donna col vestito verde”: questo titolo è stato dato in realtà da un critico, laddove l’artista aveva deciso di chiamare l’opera “Camille”, in onore della sua prima moglie, che tra l’altro fu protagonista non solo di quadri di Monet, ma anche di Manet e di Renoir.


Donna con il vestito verde, Monet

Non serve per forza andare indietro fino agli impressionisti per trovare dei casi in cui il nome dato al quadro dall’artista è stato “rifiutato”. Pensiamo per esempio a Pollock e al suo dipinto “Pasiphaë”: il nome scelto dal pittore era “Moby Dick” oppure “The White Whale”, in ogni caso un esplicito omaggio al romanzo di Melville. Peggy Guggenheim chiese però un cambio di nome, con il nuovo titolo trovato da James Johnson, in riferimento al personaggio mitico Pasifae, ovvero la madre del Minotauro.

A questo proposito, la leggenda ci dice che Pollock, di rimando, ebbe a domandare “chi diavolo è Pasifae?”

Perché non dare un titolo a un dipinto

Abbiamo capito, dunque, come funziona il mondo dei titoli delle opere d’arte.
Si tratta di un’abitudine moderna, che non trova riferimenti costanti nel passato, e che in ogni modo non si basa unicamente sulla volontà dell’artista.

L’artista, in ogni caso, potrebbe anche scegliere di non dare affatto un titolo alle proprie opere d’arte. Di motivi, per effettuare questa scelta, non ne mancano affatto. In primo luogo si può prendere ad argomentazione per supportare questa decisione la storia stessa: come abbiamo visto, per secoli la storia dell’arte non ha conosciuto i titoli delle opere.

Ma non è tutto qui.

Anche in ottica di mercato, di fatto, non è indispensabile che sia l’artista a dare un nome alle opere. Se in un futuro più o meno lontano quell’opera dovesse diventare conosciuta o persino importante, molto probabilmente il nome – laddove necessario – sarà fissato da qualcun altro, sia esso un gallerista o un critico d’arte.

Si potrebbe inoltre scegliere di non dare un titolo a un quadro per non influenzare in nessun modo l’osservatore, e quindi il pubblico. Non di rado, nei musei come nelle gallerie, si vedono molte persone che, prima di gettar l’occhio al quadro, si premurano di leggere con attenzione la targhetta a lato: prima, insomma, la didascalia, e poi il quadro. Così facendo, secondo alcuni, si va a filtrare l’esperienza del pubblico, a influenzarne non tanto il giudizio, quanto la comprensione e l’interpretazione dell’opera.

Non dare un titolo, in questo senso, significa lasciare piena libertà all’osservatore. Ma attenzione: ci sono tanti ottimi motivi anche per dare un titolo ai tuoi dipinti!

Fondo a gesso bianco, senza colore

Perché dare un titolo a un dipinto

Dare un titolo a ogni opera è certamente una buona abitudine.

Perché?

Perché così, pur sacrificando un po’ della libertà dell’osservatore, si riesce a dare una modalità di lettura al pubblico, il che può essere persino indispensabile nel caso di opere astratte. Questo non significa che un titolo debba per forza spiegare completamente un quadro: può indicare una possibile interpretazione, o può al contrario creare una sorta di smarrimento, come se quello stesso titolo fosse l’ultima pennellata che dà senso all’opera.

Il titolo può arrivare ad arricchire o addirittura a sconvolgere il significato di un dipinto o di un’opera d’arte: si pensi alla Fontana di Duchamp, all’Origine del mondo di Courbet e via dicendo.

Con il titolo è inoltre possibile indicare al pubblico qual è l’aspetto importante, per l’artista, di quell’opera: si pensi al “Grey and Black, No. 1: Portrait of the Painter’s Mother” di Whistler, in Italia citato talvolta come “Arrangiamento in grigio e nero”. L’intenzione del pittore, in questo caso, era quella di indirizzare l’attenzione dell’osservatore sul rapporto tra i colori. Questo non toglie, però, che in seguito si iniziò spesso a chiamare più velocemente questo dipinto come “Whistler’s Mother”.

Il titolo del quadro, insomma, permette di aprire un nuovo o migliore canale di comunicazione con il pubblico. A ciò si somma, ovviamente, la maggiore riconoscibilità del quadro.

Hai deciso di dare un titolo ai tuoi dipinti? Ecco alcuni consigli veloci

Come dare un titolo al tuo dipinto: qualche consiglio

Esistono tantissimi consigli intorno a questo tema. Come sempre nel mondo dell’arte i consigli vanno presi con le pinze e con molta leggerezza, in quanto le regole sono fatte per essere infrante o piegate alla nostra volontà. Questo è alla base dello spirito di ricerca di un artista.

Tanti ti diranno di non lasciare mai un dipinto anonimo, altri di non usare mai e poi mai dei numeri (per esempio “Dipinto n.8”), altri ancora di non usare mai titoli troppo lunghi e difficili.

É tutto vero, ma ciononostante ci sono dei dipinti divenuti assolutamente famosi che l’artista ha scelto di non battezzare, così come dei lavori importanti con il titolo costituito da un semplice numero (anche qui, per esempio, è possibile citare Pollock) nonché capolavori universalmente riconosciuti con titoli tutto fuorché brevi (come il titolo “ Snow Storm – Steam-Boat off a Harbour’s Mouth Making Signals in Shallow Water, and going by the Lead. The Author was in this Storm on the Night the “Ariel” left Harwich” di William Turner).

Non esistono quindi molti consigli che valgono per tutti i casi. Talvolta è bene seguire l’ispirazione del momento, pensando al momento del giorno, al luogo in cui ci si trova mentre si dipinge, alle sensazioni che si provano e che si vogliono trasmettere. Oppure è possibile scegliere di “giocare” con il pubblico, con un titolo che aggiunge un significato tutto nuovo al dipinto, o ancora, essere assolutamente vaghi (ma è rischioso).

Personalmente ti consiglio di non “forzare” troppo il nome, evitando delle parole troppo ricercate o altisonanti, termini che non useresti mai quando parli. Il titolo del quadro deve riflettere, oltre allo spirito dell’opera, anche il tuo spirito, il tuo modo d’essere. Usa dei termini che descrivono l’opera che tu useresti in maniera naturale, sia essa una frase, una parola o un nome.

Un’altra idea è sfruttare gli elementi cromatici del quadro, ad esempio con un titolo quasi banale ma indiscutibile, intitolando un dipinto fatto con rosso e giallo semplicemente “Rosso e giallo”.

Artista con opere ai suoi piedi

Articolo scritto da:

Fondatore del progetto MomArte, appassionato di pittura e Belle Arti a 360 gradi, completamente autodidatta e felice di essere un "eterno studente" (d'altronde non si finisce mai di imparare, no?). Amo scrivere articoli dove parlo delle tecniche pittoriche e dei materiali per dipingere. Se hai qualche domanda scrivimi e sarò felice di risponderti, oppure scopri di più su di noi!

Leave A Comment