Storia del Blu Klein

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Nella storia dell’arte troviamo tantissimi aneddoti estremamente interessanti, tra questi c’è sicuramente quello del Blu Klein, ben più di un semplice colore.

A voler scoprire – o scrivere – una storia dell’utilizzo dei colori dell’arte, peraltro, ci sarebbe un infinito di interessanti storie da leggere, per capire come i diversi artisti, nella storia, siano riusciti a realizzare le più differenti tinte.

Oggi ci dedicheremo alla storia del Blu Klein, quello che l’artista descrisse come “Essenziale, potenziale, spaziale, incommensurabile, vitale, statico, dinamico, assoluto, pneumatico, puro, prestigioso, meraviglioso, esasperante, instabile, esatto, sensibile, immateriale”. Tanti aggettivi per definire il Blu Klein, International Klein Blue, in sigla semplicemente I. K. B..

Una premessa sui colori nell’arte

Prima di concentrarsi sulla storia del Blu Klein è bene fare una piccola premessa sul mondo dei colori e sul loro utilizzo nell’arte. Senza questo breve prologo, infatti, si rischierebbe di non comprendere appieno la portata della creazione di Yves Klein, come del resto è successo molto spesso, sia all’epoca che ai giorni nostri.

Da sempre i veri capolavori sono il frutto di una profonda ricerca stilistica, di un continuo lavorio creativo per fare “qualcosa di meglio”. La storia dell’arte è piena di piccoli ed enormi passi in avanti (e di lato) in tal senso. Si pensi alle ombre, allo studio della figura umana, alla prospettiva, fino ad arrivare all’action painting.

Ebbene, non di rado la ricerca degli artisti si è concentrata in modo specifico non sulla tecnica, non su soggetti, quanto invece sul colore in sé. Artisti di tutte le epoche si sono infatti dati da fare per creare dei nuovi colori, per raggiungere nuovi limiti sulle proprie tele o tavole di pittura. Per questo si è passati dai colori naturali più “comodi” ai pigmenti naturali più difficili da trovare, come per esempio il porpora, che veniva estratto da particolari molluschi. Si pensi ai primi pigmenti sintetici, come il blu egiziano, impossibile da raggiungere prima della produzione di vetro per mezzo del rame.

Da questo punto di vista, quindi, il colore Blu di Klein si inserisce in una lunghissima storia di ricerca e di innovazione nel campo dei colori.

Yves Klein: una breve biografia

Protagonista di questa storia del Blu Klein è, subito dopo al colore, il suo creatore, ovvero Yves Klein. Stiamo parlando di uno dei più innovativi artisti del Novecento, poliedrico come pochi altri.

Considerato un precursore della Body art, profeta dell’immateriale in arte, Klein nacque a Nizza nel 1928, per morire giovane a Parigi nel 1962, per un infarto del miocardio. Klein è famoso in tutto il mondo per i suoi dipinti monocromi – soprattutto, ovviamente, per quelli dipinti con il suo Blu Klein – ma anche per la sua ambiziosa Symphonie Monoton, considerata come il corrispettivo musicale della pittura monocromatica, e per tanti lavori immateriali, alla ricerca e all’esaltazione del vuoto. Ed è proprio il vuoto, del resto, che Klein andava cercando, anche con le sue tele senza alcun disegno, senza nessuna figura, ma completamente colorate con un’unica vernice.

Tra le opere per cui Klein è famoso ci sono certamente le Antropometrie, ovvero tele in cui l’accessorio per la pittura non era il pennello, quanto invece il corpo di modelle ricoperte di colore – tipicamente, di nuovo, il Blu Klein – che lasciavano così sul supporto pittorico una traccia di vita.

Non stupisce quindi che, talvolta, la creazione dei dipinti di Klein si trasformasse in vere e proprie performance art, come quella famosa del ’60, in cui delle modelle nude “dipinsero” con il loro corpo una tela gigante mentre un’orchestra suonava la Symphonie monoton.

Come anticipato, insomma, Yves Klein fu un grande innovatore, un artista decisamente poliedrico e, ovviamente, discusso. Questo è, in ogni caso, l’uomo che sta dietro all’I.K.B., International Klein Blue. Scopriamo cos’è e cosa rappresenta questo colore!

L’I.K.B., il colore Blu Klein

Le caratteristiche del Blu Klein

Un blu. Meglio: una tonalità di colore blu oltremare molto, molto profondo. Non serve essere degli esperti di colori e di pigmenti, per essere intrigati e affascinati di fronte alle tele monocromatiche in Blu Klein.

Questo peculiare colore è il frutto di una lunga ricerca da parte di Klein, il quale nella sua breve ma intensa carriera artistica, ha intessuto un rapporto strettissimo con le tinte per i suoi quadri e per le sue realizzazioni. Egli usava infatti pigmenti puri, eliminando per quanto possibile i leganti, per non perdere nulla del colore originale, tanto meno la luminosità.

Una tale attenzione si spiega solamente capendo cosa rappresentava per Klein il colore: era il centro della sua ricerca stilistica, non solo una vernice, quanto invece una filosofia, un messaggio. Guardando alla carriera di Klein fa effetto pensare alla frase di Van Gogh “Il pittore del futuro sarà un colorista come non se ne sono mai ancora visti!”.

Ecco quindi che, per raggiungere il proprio scopo, Klein smette di cercare il colore perfetto, ma lo crea, sospendendo il pigmento asciutto in una resina sintetica. Si tratta di un colore che non si dimentica, ma che non è certo facile trovare in commercio. Anzi, in realtà l’International Klein Blue non è mai stato prodotto a livello industriale.

L’aiuto di Édouard Adam

Per creare il Blu Klein l’artista si rivolse Édouard Adam, il proprietario di un piccolo colorificio di Montparnasse, a Parigi. Come raccontò in seguito Adam, nella sua bottega passavano tantissimi artisti, molti alla ricerca di nuovi soluzioni cromatiche.

Come viene narrato nel libro di Teodoro Gilabert intitolato “Blu K. – Storia di un artista e del suo colore”, edito da Skira editore, riportando le parole di Adam, “ Yves Klein è stato l’unico con cui ho stabilito un’amicizia e una complicità professionale” aggiungendo che “un giorno mi chiese se potevo aiutarlo a trovare la miscela di una pittura blu luminosa, vellutata, particolarmente resistente. Aveva provato di tutto per legare il pigmento blu oltremare 1311 che comprava da me: la colla di pelle, l’olio di lino, la caseina … senza mai ottenere l’effetto desiderato”. I due si misero così al lavoro per creare quello che tutti conosciamo come I.K.B..

L’utilizzo del colore Blu Klein

Da quel momento in poi l’International Klein Blue divenne il protagonista delle opere di Yves Klein. Lo troviamo nelle sue tele monocromatiche, lo troviamo nella sua riproduzione scultorea della Victoire de Samothrace, sui corpi nudi delle modelle pronte ad adagiarsi sulla tela e su tante altre creazioni.

Come diceva Klein, del resto, “all’inizio non c’è nulla, poi c’è un profondo nulla, e dopo questo c’è una profondità blu”. Il blu, il suo blu, costituiva l’atto di creazione del vuoto.

Articolo scritto da:

Federico è appassionato di scrittura, di arte e di sport. Su MomArte si occupa della realizzazione degli articoli e dei rapporti con gli Artisti con cui collaboriamo!

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