Tutti noi abbiamo usato le cose più disparate per disegnare e, dal momento in cui impariamo a farlo, siamo portati a disegnare praticamente ovunque, anche sovrappensiero.
E così come noi siamo portati a disegnare con qualsiasi cosa ci troviamo tra le mani, così facevano, pressappoco, anche i nostri avi più antichi, nella cosiddetta Preistoria. Tra i primissimi oggetti per disegnare utilizzati a partire dal Paleolitico ci sono i carboncini, utilizzati nei graffiti come nelle pitture rupestri.
Particolarmente famosa in tal senso è, per esempio, la fantastica grotta di Altamira, con le sue fantastiche pitture parietali raffiguranti i più diversi animali selvatici, tracciati usando carboncino e ocra (oppure ematite). E il carboncino è ancora oggi tra i più comuni accessori per l’arte, anche e soprattutto nella forma di fusaggine. Ma che cosa è la fusaggine? Vediamolo insieme!
Cosa è la fusaggine
Cosa è la fusaggine? Va detto che questa parola, ancora prima di indicare un accessorio da disegno artistico, indica una pianta. Proprio così: la fusaggine è un arbusto, che viene spesso chiamato anche “berretta del prete”.
La Berretta del prete
Come riporta l’enciclopedia Treccani, si tratta di un arbusto alto fino a 8 metri “diffuso in tutta l’Europa e in varie parti dell’Asia” con “foglie opposte, intere, fiori giallognoli, poco appariscenti, capsule quadrangolari, rosee, larghe 1 cm, con semi circondati da un arillo rosso aranciato, molto velenosi, come tutte le altre parti della pianta”. Il nome di berretta del prete è da ricondurre alla forma dei frutti rossastri, simile per l’appunto a quella dei preti cattolici.
Come si ottiene la fusaggine?
Nel mondo dell’arte, la fusaggine è il risultato di una particolare lavorazione del legno: più nello specifico, la fusaggine è il risultato della carbonizzazione di pezzetti di legno, provenienti da diversi tipi di arbusto. Si parla per l’appunto di fusaggine, ma anche di rami di salice, di vite e di tiglio. Nel suo formato standard la fusaggine si presenta in cannelli.
Ma come si ottengono questi legnetti neri, così polverosi, e così preziosi per gli artisti? Ebbene, tutto avviene attraverso la riduzione di ossigeno, e dunque attraverso un processo di carbonizzazione. Ci sono diversi metodi per ottenere la fusaggine: una tra le tecniche più diffuse, che si potrebbe provare concettualmente anche in casa, prevede di bollire brevemente dei rametti di fusaggine e di salice, per poi farli asciugare all’aria. Una volta asciutti, possono essere posti in contenitori metallici, riempiti completamente con della sabbia, per poi essere lasciati a cuocere nel fuoco per ore, a temperatura quindi molto alte. Dopo un raffreddamento molto lungo, i carboncini naturali sono quindi pronti per essere utilizzati.
Come si può intuire, non esiste un momento esatto nella storia in cui la fusaggine è stata inventata: di fatto, i carboncini sono stati “inventati” dall’uomo quando questo è riuscito a prendere confidenza con il fuoco, e quindi anche con i suoi “sottoprodotti”.
I tipi di carboncino per disegnare
La fusaggine quindi è del carboncino. Meglio: è un tipo di carboncino. Di carboncino per disegnare, in effetti, ne esistono tante diverse tipologie. A cambiare può essere per esempio il tipo di legno utilizzato, con risultati più o meno differenti tra fusaggine, tiglio, vite, salice, nocciolo, pioppo o betulla. In ogni caso, in genere, il carboncino di origine vegetale, quello cioè autentico, presenta una tono nero che una volta su carta può dare eleganti riflessi azzurrognoli.
Ma a cambiare può essere anche la sua composizione. Si parte quindi dalla fusaggine vera e propria, ovvero dal carboncino naturale, che di fatto è costituito come abbiamo visto da dei pezzi di legno opportunamente carbonizzati. Maggiore è il tempo di bruciatura, maggiore sarà l’intensità del colore della fusaggine, pur non raggiungendo mai alti gradi di saturazione. Non stupisce che il carbone naturale, quello cioè fatto a partire da rametti di arbusti, si possa presentare anche in forme irregolari, e con una densità non del tutto uniforme: il carbone di vite, per esempio, risulta tendenzialmente più grossolano rispetto al carbone di salice.
A fianco della fusaggine vera e propria, e quindi del carboncino naturale, c’è il carboncino compresso, il quale si presenta come un blocchetto assolutamente regolare e rifinito, come potrebbe essere un gessetto. E in effetti si tratta di una composizione più complessa: il carbone di legna viene infatti polverizzato, e quindi mescolato con dei leganti di vario tipo, come gomma arabica e argilla, per avere uno strumento da disegno più resistente e più facilmente gestibile, come peraltro accade con altri strumenti come i pastelli e i gessi. Esistono poi cannelli più sottili o più larghi (per dettagli e contorni o per campiture), a sezione tonda, quadrata o triangolare.
Consigli per utilizzare la fusaggine
Come si usa la fusaggine? Questi carboncini vengono utilizzati sia per dei disegni a sé stanti, in affascinante bianco e nero, sia per la fase preliminare di dipinti. Prima di tutto è bene rendersi conto che si tratta di un mezzo da disegno poco saturo, polveroso, versatile e cancellabile (usando uno straccio e una gomma pane).
Nel caso della fusaggine vera e propria è bene essere estremamente delicati, non esistendo un legante all’interno del cannello: il rischio è infatti quello di sbriciolare inutilmente il carboncino. Va poi detto che, in assenza di legante, sono inutili passaggi successivi sulla carta per raggiungere maggiore intensità: si parla infatti di una polvere secca, perfetta per schizzi veloci, per grandi campiture, per abbozzare un disegno senza mai rischiare di concentrarsi eccessivamente e troppo presto su dettagli.
La fusaggine, peraltro, risulta estremamente preziosa per la tecnica pittorica dello spolvero, per riportare un disegno su altre superfici. Il carboncino di fusaggine si presta ovviamente a essere sfumato, con dita o con sfumino, e necessita in tutti i casi (come tutti i carboncini) di essere fissato alla fine del lavoro, utilizzando degli appositi spray fissativi.
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