Sul nostro e-commerce si possono acquistare centinaia di colori diversi. Colori a olio, matite colorate, pennarelli, acquerelli, gessetti e via dicendo, nelle gamme più ricche, per portare sulla tela, sul foglio, sulla parete o su qualunque altro supporto qualsiasi oggetto, paesaggio o sensazione.
Va detto, però, che ci sono diversi artisti che di queste grandissime gamme di colore farebbero ben poco. O meglio, perfino nulla. Parliamo di quegli artisti dediti, in modo continuativo o momentaneo, alla pittura monocromatica o monocroma. Di cosa si tratta? Scopriamolo insieme!
- Cosa è la pittura monocroma
- La pittura monocroma astratta
- La pittura monocromatica realistica
- Esempi di pittura monocroma internazionale
- Esempi di pittura monocromatica italiana
Cosa è la pittura monocroma
Cosa è la pittura monocromatica? Di per sé, non è per nulla difficile dare una definizione rapida di questo tipo di arte: si tratta di una pittura fatta utilizzando un solo colore. Un’opera definibile come monocroma sarà quindi fatta dall’inizio alla fine utilizzando un solo colore, ovvero solamente il blu, solamente il rosso, solamente il verde e via dicendo. Certo, si potrebbe avere un blu ora più chiaro ora più scuro in un quadro totalmente blu: si avrebbe comunque una pittura monocroma. La pittura monocromatica smette di essere tale quando interviene un altro colore, per quanto magari per un solo dettaglio del lavoro.
A volte si pensa che la pittura monocromatica trovi concretizzazione nei soli lavori astratti, e quindi in opere che hanno rinunciato del tutto a ritrarre delle figure in modo realistico, e che anzi hanno rinunciato al concetto stesso di figura. Va però sottolineato – come vedremo tra poco – che ci sono anche tanti lavori monocromatici che al contrario riproducono delle figure, e che anzi si possono ascrivere in tutto e per tutto alla pittura realistica.
La pittura monocroma astratta
Partiamo dalla pittura monocroma astratta, e partiamo dai ritratti che mettono il colore al centro di tutto, eliminando di fatto ogni altro elemento dall’opera artistica. Parliamo quindi di tele pitturate totalmente con il medesimo colore, da cima a fondo, senza riprodurre nient’altro se non il colore stesso.
Al fianco di quadri che sono passati alla storia per la dovizia dei dettagli, per la prospettiva perfetta, per la capacità di narrare una storia o di distorcere la realtà, abbiamo quindi delle opere che ugualmente sono famose a livello globale, pur rinunciando a tutto. Contorni, ombre, prospettiva, luci, composizione: nei quadri monocromi astratti riusciamo a trovare l’annullamento totale della figura. Parliamo dunque di tele ricoperte di un unico colore, senza contorni né figure. A proposito di questi quadri si è parlato del grado zero della pittura, di un lavoro artistico assolutamente basico, dove l’idea prende il sopravvento assoluto.
La pittura monocroma astratta con rinuncia della figura è stata, come vedremo tra poco, un tratto distintivo per diversi grandi autori del Novecento, primo fra tutti il russo Kazimir Malevic, che con il suo Quadrato Nero lanciava il suo famoso Suprematismo: “per suprematismo intendo la supremazia della sensibilità pura nell’arte” spiegò Malevic, aggiungendo “dal punto di vista dei suprematisti le apparenze esteriori della natura non offrono alcun interesse; solo la sensibilità è essenziale. L’oggetto in sé non significa nulla. L’arte perviene col suprematismo all’espressione pura senza rappresentazione”.
La pittura monocromatica realistica
Sbaglia chi pensa che la pittura monocromatica possa essere unicamente astratta. Al contrario: chi decide di ritrarre un paesaggio, un volto o un oggetto con il medesimo colore dall’inizio alla fine sta di fatto componendo un’opera monocroma. Pensiamo alla grisaglia – conosciuta a livello internazionale come “grisaille” – la quale indica una tecnica pittorica e di disegno che si fonda sul solo utilizzo delle varie sfumature di grigio. Un lavoro fatto in bianco e nero a matita o a carboncino, tecnicamente parlando, può quindi essere definito come una grisaglia, e dunque come un lavoro monocromo.
Perché scegliere di creare un’opera realistica monocroma? Per trasmettere un senso di semplicità assoluta, per sottolineare l’immediatezza o la purezza del lavoro. Ma anche per virtuosismo, per giocare con l’intera scala di un colore, o al contrario per mantenere dall’inizio alla fine lo stesso colore, al medesimo grado. Di più: cimentarsi nella pittura monocromatica potrebbe essere utile per molti artisti in erba, per prendere confidenza con il concetto stesso di colore, e con la necessità di confrontarsi con un solo tubetto.
Esempi di pittura monocroma internazionale
Kazimir Malevic non fu l’unico a cimentarsi nella pittura monocromatica nella sua forma più totale. Pensiamo ai famosi lavori di Yves Klein, dei quali abbiamo già parlato diffusamente nel nostro articolo dedicato all’International Klein Blue, ovvero al colore messo a punto negli anni Cinquanta dall’artista e brevettato nel 1956.
In generale è possibile dire che la rinuncia totale dell’immagine nella pittura monocromatica fu, negli anni seguenti, una faccenda per lo più americana. Pensiamo alla famosa tela totalmente bianca di Robert Rauschenberg ispirata a 4’33” di John Cage, ma pensiamo anche ai lavori di Mark Rothko, Ad Reinhardt e Barnett Newman.
Anche per quanto riguarda i lavori realistici, gli esempi sono tantissimi. Pensiamo per esempio a tante – ma non alla totalità delle opere – di Picasso nel suo Periodo Blu, contrassegnato per l’appunto dalla presenza predominante e spesso unica del blu nei dipinti, con questo monocromo schiarito e scurito in base alle esigenze del ritratto. In questi casi il blu, il rosso, il verde o il colore scelto vengono difatti usati come il grigio nei lavori in bianco e nero.
Esempi di pittura monocromatica italiana
Di certo anche in Italia ci sono stati degli esempi interessanti di pittura monocromatica. Pensiamo a specifici lavori di Boetti, di Castellani e di Fontana, che come altri artisti si sono confrontati anche con questa idea di fare arte.
In Italia, ancora più che altrove, la scelta monocromatica è stata interpretata – e presa in origine – come un atto di forte rottura con la tradizione, come modo per esprimere una presa di posizione netta e non diversamente interpretabile: una sorta di grido da parte dell’artista. Del resto la nostra tradizione artistica, dal punto di vista storico, ha sempre avuto una valenza figurativa enorme: proporre dei quadri senza figure significava affermare che, per rinascere davvero, la pittura doveva prima annullarsi.
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