Continua il nostro viaggio alla scoperta della nascita, dello sviluppo e delle caratteristiche dei vari colori usati dagli artisti negli ultimi secoli. Dopo qualche pezzo dedicato al blu, abbiamo parlato di recente del Blu di Prussia e del Blu Klein, oggi vogliamo spostare l’attenzione sul verde, un colore utilizzatissimo fin dall’arte antica. Il verde è infatti il colore della vita e del trionfo della natura, che proprio per questo motivo – simboleggiando la rinascita primaverile dopo il gelo invernale – è stato da sempre associato alla speranza.
Secolo dopo secolo, vennero di volta in volta sperimentati nuovi processi per ottenere il colore verde: nel diciannovesimo secolo si arrivò alla messa a punto di un verde ancora oggi molto utilizzato, ovvero il verde viridiano. Quali sono le caratteristiche di questo colore, che ritroviamo in molte opere impressioniste?
Cos’è il verde viridiano
Cerchiamo di capire cos’è il verde viridiano, il quale in inglese viene chiamato viridian green. Partiamo dall’etimologia: il termine viridian arriva dalla parola latina usata per l’appunto per indicare il verde, ovvero “viridis”, dal quale deriva la stessa parola italiana “verde”. Non stupisce quindi che la creazione del termine per il mercato internazionale sia andata ad accostare la parola di origine latina “viridian” a quella di origine germanica “green”.
In commercio è possibile trovare varie proposte di verde viridiano, tra i colori acrilici, tra i colori a olio e tra gli acquerelli. Spesso però questo colore è proposto con altri nomi, ovvero come verde di smeraldo o persino come Verde Veronese, che indicherebbe piuttosto una variante molto simile a verde viridiano, da ricondurre al pittore veneziano rinascimentale Paolo Veronese. Alcuni marchi, nel dubbio, usano il termine verde viridian, prendendo direttamente il termine anglosassone. Per completezza va detto che, nel manuale Guide to colorations del 2005 di Rosa Gallego e Juan Carlos Sanz, viene fatta una distinzione tra Viridian generico (viridian inspecifico) e Viridian spagnolo (viridian specifico).
Il verde viridiano è in ogni caso un pigmento verde con un peculiare sottotono blu, che lo rende particolarmente affascinante per diverse utilizzi. Si tratta di una composizione a partire da triossido di dicromo.
La storia del verde viridiano
Da dove, anzi, da quando arriva il verde viridiano? Si è accennato che si parla di una novità introdotta nel diciannovesimo secolo. Scopriamo in questo paragrafo la sua storia!
Le origini del Viridian Green
Durante i primi decenni dell’Ottocento il più comune tra i pigmenti verdi era il verde smeraldo, chiamato spesso anche Verde di Parigi (Paris Green). Si trattava di un verde con caratteristiche del tutto peculiari e attraenti, vibrante e opaco, così da essere molto utilizzato e ambito.
Questo colore aveva però in origine un problema molto serio: nella sua formulazione originale risultava infatti estremamente tossico, per via del suo contenuto di arsenico. Il colore veniva utilizzato anche per la confezione di abiti e di carta da parati, vista la sua buona resa e la sua economicità. La grande diffusione di questo colore portò a numerose intossicazioni da arsenico – per via dei gas rilasciati nel tempo – alcune delle quali portarono anche alla morte.
Di fronte a questi problemi furono messi a punto altre tonalità di verde, i quali però non potevano vantare le caratteristiche del vibrante verde smeraldo. Il colore che più degli altri riuscì nell’impresa di accostare il verde smeraldo – senza però sostituirlo del tutto – fu per l’appunto il nostro verde viridiano, creato nel 1836 da Pannettier , un colorificio francese. I punti deboli del viridian green furono individuati subito: il colore tendeva infatti a diventare nero se mescolato a pigmenti a base solforosa, come per esempio il blu oltremare. Nonostante questo, il verde viridian conquistò molti artisti per la sua intensità e per la sua stabilità.
L’evoluzione del Verde Viridiano
Va peraltro detto che quella era solamente la prima formulazione del verde viridiano, alla quale fece seguito, due decenni dopo, una nuova formula messa a punto da Guignet: le caratteristiche del colore restavano uguali, ma il costo di produzione era minore, rendendo questo nuovo colore più accessibile. Fu così che il viridian green divenne presto onnipresente nelle palette dei pittori impressionisti. Troviamo il verde viridiano in molti lavori di Claude Monet, così come lo troviamo in Vincent Van Gogh, per esempio in Terrazza del caffè la sera.
Le caratteristiche del viridian green
Chi utilizza per le prime volte il verde viridian si accorge immediatamente di una cosa: si tratta di un verde che, se utilizzato puro, colpisce per la sua particolare scurezza, che lo rende particolarmente adatto per creare delle miscele scure. Ma sbaglia chi pensa di utilizzare il verde viridiano solo per le parti oscure del proprio dipinto. Questo colore, infatti, può aiutare per esempio a creare un azzurro cielo, se ben dosato insieme a del bianco.
E ancora, c’è chi utilizza il verde viridiano insieme al porpora, per creare dei viola che potrebbero rappresentare la chiave di volta per chi desidera dipingere certi delicati fiori, e chi lo impiega per creare dei veridici color terra, insieme per esempio alla terra di Siena.
Come si può capire, il verde viridiano può essere estremamente utile nella tavolozza di qualsiasi artista: per un paesaggio, per una natura morta, per un ritratto, permette di fare un uso più profondo e vario del verde.
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