8 colori di cui non sentiamo la mancanza

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Sul nostro e-commerce di prodotti per l’arte, chi ama dipingere può trovare gamme ampissime di colori. Pensiamo alla gamma di colori a olio Extra Fine Rembrandt, con 120 colori, agli acrilici Heavy Body Liquitex, in 112 colori, agli acquerelli Horadam by Schmincke, in 140 colori. Insomma, c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Possiamo dire dunque che non sentiamo la mancanza di colori, tanto più che nel Novecento sono stati messi a punto dei nuovi magnifici e potenti colori, dall’International Klein Blue in poi.

Per questo possiamo dire che non sentiamo la mancanza di alcuni vecchi colori che oggi sono usciti completamente di scena, rimpiazzati da versioni più moderne, e non solo. Alcuni di questi colori erano altamente tossici, altri troppo costosi, altri ancora provenivano da materie prima che nessuno vorrebbe davvero utilizzare, e via dicendo.

Vediamo quindi le interessanti storie di 8 colori di cui non sentiamo la mancanza!

Il bruno di mummia

Iniziamo con il bruno di mummia, un marrone la cui sorte è segnata dal suo stesso nome. Proprio così: questo colore bruno veniva ottenuto dalla macerazione, tra le altre cose, di resti di antiche mummie, provenienti perlopiù dall’Egitto. Parliamo soprattutto dei tessuti esterni, macinati e mescolati insieme ad altri ingredienti come la pece e la mirra.

Il risultato era un marrone con delle trasparenze molto apprezzate, che a quanto pare restò in auge fino al 1800, quando iniziò pian piano a essere messo da parte proprio per la consapevolezza sempre più diffusa sulle sue origini. Contenendo tra le altre cose ammoniaca e grassi, peraltro, il bruno di mummia aveva il difetto di mutare l’aspetto dei colori adiacenti.

La biacca

La biacca, o meglio la biacca di piombo, è stata a lungo usata per la sua luminosità, che troviamo in tantissimi capolavori a olio del passato. Peccato che questo pigmento sia composto da carbonato basico di piombo, decisamente tossico, tanto da portare diversi Paesi a vietarne la produzione a partire dal 1921 (va detto che l’Italia la vietò negli anni Cinquanta, mentre Usa e Germania devono ancora fare questo passo). La biacca è stata sostituita dal bianco di zinco prima, e dal bianco di titanio poi.

Il verde di Scheele

Altro colore tossico del passato è il verde di Scheele, un pigmento verde-giallo inventato nel 1775 da Carl Wilhelm Scheele che sostituì su larga scala i vecchi verdi a base di carbonato di rame. Si tratta di un pigmento costituito da arsenito di idrogeno ramico, caduto in disgrazia sia per la sua tossicità, sia per la sua ridotta stabilità.

La porpora

Tutti conosciamo il colore porpora, e lo usiamo tuttora. Ma va detto che il pigmento originale della porpora è stato messo nel dimenticatoio, essendo prodotto a partire dal murice comune, ovvero da un mollusco gasteropode.

Come è noto la porpora, nell’antichità, veniva usata per tingere le vesti dei nobili, essendo molto preziosa. Per colorare una veste di porpora, però, erano necessarie centinaia e centinaia di molluschi.

Il blu oltremare

Abbiamo già parlato altrove del blu oltremare. Si tratta di un pigmento blu intenso usato per secoli dai più grandi artisti, il quale però era costoso, anzi, costosissimo, tanto da spingere i pittori a inserire una voce a parte dedicata al solo colore blu nei propri preventivi.

Si trattava infatti di un pigmento composto da dei preziosi minerali macinati, i lapislazzuli per l’appunto, estratti nelle miniere dell’Afghanistan fin dal sesto secolo dopo Cristo. Il periodo d’oro del blu oltremare fu il Rinascimento, con i ricchi mecenati disposti a pagare moltissimo per assicurare agli artisti delle piccole dosi di blu, necessarie al tempo per dipingere le sole vesti della Madonna o di Gesù.

Nell’Ottocento, finalmente, si riuscì a sostituire il blu oltremare con dei pigmenti sintetici, è così che oggi viene prodotto per le diverse gamme di colori. Chi volesse, però, può ancora trovare dei rivenditori di blu oltremare: bisogna in questo caso essere disposti a pagare svariate centinaia di euro per pochi grammi di colore!

Il giallo indiano

Questo è un colore di cui si sa piuttosto poco, e che di certo pochi pittori vorrebbero usare. Si tratta di un pigmento citato nell’opera Bright Earth: Art and the Invention of Color di Philip Ball, del quale peraltro si conservano delle “palle” presso l’Harvard Art Museum, all’interno della collezione Forbes dei Pigmenti.

Per molto tempo ci si è domandati con cosa fosse realizzato questo giallo vivido del passato ritrovato in India, per scoprire poi, poco più di un secolo fa, che quel pigmento era realizzato a partire dall’urina di mucche nutrite appositamente con foglie di mango e acqua.

Il sangue di drago

Il nome di questo pigmento è decisamente affascinante, e non stupisce che qualcuno, forse per promuovere le vendite di questo colore, sia arrivato a narrarne le origini in modo decisamente particolare. Nel libro Dangerous Tastes – The story of Spices di Andrew Dalby si riportano le pagine scritte da tale Richard Eden nel 1600, il quale individuava l’origine del colore dalle lotte tra elefanti e draghi, il cui sangue si mescolava dando per l’appunto origine al Sanguis Draconis. In realtà il sangue di drago è una resina, realizzata a partire da estratti di diverse piante.

Il blu Maya

Chiudiamo con un colore che sì è andato perduto nella storia, ma del quale effettivamente “sentiamo la mancanza”, tanto da studiare per decenni la sua composizione. Parliamo del pigmento chiamato blu Maya, un turchese usato dalle popolazioni della Mesoamerica per i loro murales e per decorare i corpi delle vittime sacrificali, che però è scomparso insieme al quelle stesse popolazioni.

A scatenare la curiosità degli occidentali è stata la lunghissima resistenza di questo colore precolombiano, capace di durare intatto nei secoli. Nel tempo si è capito che il blu di Maya è un mix di argilla e di un pigmento estratto dalla pianta Indigofera tinctoria. Il segreto della sorprendente resistenza, a quanto pare, risiederebbe nelle ricercate variazioni di temperature nella sua preparazione.

Articolo scritto da:

Federico è appassionato di scrittura, di arte e di sport. Su MomArte si occupa della realizzazione degli articoli e dei rapporti con gli Artisti con cui collaboriamo!

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